L'evoluzione del alpinismo Himalayano

L'evoluzione del alpinismo Himalayano

Il K2 o Chogori (8611 m) e la prima scalata invernale che ha soprpreso il mondo del alpinismo. 

 

Dalle prime esplorazioni di Sir William Martin Conway nel 1892 al Duca d'Abruzzo, a Mallory, Hillary, Lacedelli e Compagnoni poco cambiava nel modo di conduzione delle spedizioni alpine nel Karakorum e Himalaya fino agli anni 70, con le dovute eccezioni come Buhl dal 1950 e Messner dal 1970. Solo persone appassionate e ricche oppure sponsorizzate dallo stato o da aziende commerciali permettevano di tentare le vette del Karakorum e Himalaya. Tutte queste imprese erano allora (con le dovute eccezioni) formato da più o meno larghe carovane, avvolte anche con oltre 500 portatori. Si dormiva in campi "lussuosi" con tende ed assistenti personali, vino e caviale. Erano oltre imprese alpinistiche, avventure in lusso per una élite che si dedicava allo sport "in style" similmente ad una tea party nel Inghilterra coloniale.

 

L'alpinismo in Asia era da quindi in gran parte riservato alla classe dominante occidentale, ovvero i bianchi, mentre i locali, soprattutto quelli appartenenti al popolo dei Sherpa, essendo perfettamente acclimatati "geneticamente" alle altitudini per i bianchi desiderosi a risalire queste favolose vette, fungevano come servi ai esploratori dei popoli "primitivi" e alpinisti che formarono queste spedizioni dei primi tempi.

 

George Mallory nel 1924 rispondeva alla domanda perché tenta a scalare il Chomolongma lapidariamente e coerente al "Zeitgeist" nutrito dal colonialismo "perchè e`li". La spedizione del 1953 sull'Everest raduneva 400 persone, inclusi 362 portatori, 20 Sherpa come portatori d'alta quota e 4500 kg (!!) di bagaglio per supportare 14 occidentali fra alpinisti, giornalisti, camera men e leader. Allora, solo alcuni potatori d'alta quota come Tenzing Norgay Sherpa, divennero un Sirdar, "guida dei altri Sherpa", ma non un "alpinista" nonostante ha  raggiunto assieme ad Hillary la vetta del Chomolongma (Everest).

 

Se pur con il passare dei anni la reputazione dei Sherpa locali aumentava con le nuove generazioni di alpinisti occidentali come Messner, ma dovettero passare decenni affinché il crescente numero di portatori d'alta quota, ormai usati non solo per preparare la via di ascensione ai alpinisti ed attrezzare i campi alti, ma ormai assistenti personali ai clienti anche fin in vetta, creò in loro col passare del tempo la coscienza che sono indispensabili per molti dei aspiranti e aumentarono dai anni '90 in quello che divenne noto come "spedizioni commerciali".

 

 

Nirmal Purjas team durante l'avvicinamento al K2Nirmal Purjas team durante l'avvicinamento al K2.

 

Fu Messner, ma anche Edmund Hillary a criticare la commercializzazione, ma di lo stesso,  si
parlava rarmente della dignità dei Sherpa. Alcuni dei Sherpa iniziarono ad esprimere critiche già nei anni '80, dicendo che pochi occidentali riuscissero senza loro supporto a raggiungere le vette ambite, ma ancora poco si cambiava nel vedere o meglio si sopra vedeva spesso volutamente la bravura umana e tecnica delle nuove generazioni, che a differenza dei loro padri non aveva più l'atteggiamento servile nei confronti dei clienti, che raramente li riconoscono la loro bravura alpinistica, che portano invece spesso fama e avvolte buon riscontro economico ai clienti, mentre loro assumano i rischi e lavoro aumentati, ma raramente fama e sponsorizzazioni importanti.  

 

Con l'avvento delle spedizioni commerciali sempre più portatori d'alta quota ovvero Sherpa (e di altre etnie) vennero usati come "aiuto-alpinista". Dal altro canto, sempre più nepalesi (e qualche pakistano e tibetano) migliorano tecnica e profesionalità si affinché le prime imprese locali, iniziarono a offrire i stessi servizi dei loro ex-padroni al mondo. Spaventate dalla crescente autonomia e professionalità dei locali, le organizzazioni esteri spesso e volentieri ridicoleggiarono le spedizioni organizzate da organizzazioni locali.Nel contempo sempre più Sherpa ed altri nepalesi iniziarono a sviluppare la passione di scalare per il piacere di scalare, anche se poco riconosciuta dai organizzatori stranieri. 

 

 

2021 K2 expedition, Mingma's SST team nel campo base

2021 K2 expedition, Mingma's SST team nel campo base.

 

Ci dobbiamo chiedere perché i popoli locali ancora oggi vengono spesso visti dalla clientela internazionale, siano essi alpinisti o escursionisti, simile come li viderò loro nonni, ancora in tempi quando si discute il "Black lives matter".

 

Dopo decenni di sofferenze e atteggiamento percepito spesso come discriminante, le tensioni emersero clamorosamente nel 2013 quando Ueli Steck, Simone Moro e Jonathan Griffith salgono sulle pareti del Everest e Lhotse, nonostante l'accordo del giorno precedente in campo base fra Sherpa e tutte le spedizioni presenti di non salire per permettere ai Sherpa del gruppo "Ice Doctors" a fissare le corde fisse fino al campo III. I tre alpinisti salgono accanto e sopra i Sherpa e cadono dei pezzi di ghiaccio. Percepito come pericoloso e disrispettoso, scatta una dispute fra le parti con breve violenza nel campo II (6400 m) con più di 100 Sherpa presenti e arrabbiati. L'evento ha messo in luce oltre la dispute personale il crescente risentimento provato da alcuni Sherpa verso gli alpinisti stranieri e loro organizzazioni.

 

La crescente capacità organizzativa e tecnica dei alpinisti locali soprattutto dal Nepal della nuova generazione dei alpinisti nepalesi (e tibetani e pakistani) impressiona non solo nella capacità tecnica, ma nella fiducia in se stessi, formato nella apertura delle società locali al mondo esterno. Sempre più si spingono, come Nirmal Purja Magar ovvero Nimsdai ("fratello Nims") che con il suo progetto „Project Possible 14/7“ letteralmente ha polverizzanto il record previo detenuto dal sudcoreano Kim Chang-ho che ha completato tutti gli "8000la" in sette anni, 10 mesi e sei giorni, divenentando uno dei top star dl alpinismo estremo solamente per l'enormità del suo record.

 

Come per confermare i fatti, la prima salita invernale del K2, uno delle ultime e grandi imprese alpinistiche sui ottomila, conferma che l'era della dominanza "occidentale" del alpinismo himalayano o estremo sta per finire. 10 alpinisti, provenienti da 4 diverse spedizioni non solo salirono in cima, ma il primo di loro attende 10 metri sotto la vetta, rinunciando di entrare solo nei libri della storia, per fare gli ultimi passi assieme ai altri 9 cantando assieme l'inno nazionale del Nepal.

 

Questo è la vivissima dimostrazione della capacità professionale e morale delle nuove generazioni di alpinisti "locali" quando essi mettono le corde fisse in condizioni atmosferiche estreme con venti forti e temperature che scendono anche a -50°C sulle pareti del temutissimo K2, considerato il più difficile ottomila a scalare. Meno di 500 persone hanno raggiunto la vetta dal 1954, mentre almeno 86 hanno lasciato la vita sulla montagna, un tasso medio di un morto su 5,5 persone, sull'Everest il tasso è 1 a 33. 

 

Senza volerlo, questi, in gran parte malfinanziati e sconosciuti nepalesi hanno anche un po umiliato positivamente il mondo occidentale e nostro modo di trattare persone di altri paesi in qualche modo meno capaci. Con questa impresa, relizzato d'inverno sul ottomila considerato il più difficile, hanno anche fra l'altro segnalato e confermato che i tempi dove i bianchi sembrarono onnipotenti e superiori stanno finendo. Più colori del mondo stanno bene al mondo, anche a quello delle spedizioni.

 

Meritatamente, con o senza ossigieno, Mingma Gyalje Sherpa, Nirmal Purja Magar, Mingma Gyabu (David) Sherpa, Gelje Sherpa, Sona Sherpa, Mingma Tenzi Sherpa, Pem Chhiri Sherpa, Dawa Temba Sherpa, Kili Pemba Sherpa e Dawa Tenjing Sherpa hanno scritto un importante capitolo della storia del alpinismo estremo e dato un importante messaggio per loro senso di cooperazione, quando dilaga l'atteggiamento egoistico non solo nell'ambiente alpino. 

 

Mentre il mondo del alpinismo celebra la ultima prima salita invernale al K2 (8611 m), la notizia ha avuto limitato successo in Nepal. Da sempre il mondo occidentale celebra i suoi eroi della verticale, mentre nell'Himalaya le popolazioni fino oggi non hanno grande desiderio ad entrare nelle dimore delle loro divinità, non per privacy ovviamente, ma per umiltà nei confronti delle vette e loro "abitanti", oppure semplicemente non hanno tempo e danaro nelle valli ai piedi dei giganti per dedicarsi a un passatempo "superfluo" come l'alpinismo in un ambiente già difficile dove sopravivono da secoli o milleni.

 

Il successo dei 10 Nepalesi sul K2 con Nirma Purja (confermato) e (probailmente) Mingma G Sherpa  senza usare ossigeno supplementare, quando altro 3 dozzine di alpinisti da tutto il mondo rimangono in basso, involontariamente conferma in parte la loro "superiorità" fisica e mentale e promette un futuro interessante per il alpinismo. Ma è anche segno di un costante cambio generazionale e la apertura al mondo grazie a internet. Il successo clamoroso delle ultime generazioni dei alpinisti Nepalesi, simbolicamete raffigurato da Nima Purja Magar  con i suoi 14 ottomila saliti  in appena sei mesi e sei giorni e il successo al K2 sconvolge il mondo dell'alpinismo estremo, dove dal 1892 ad oggi hanno dominato scalatori bianchi prima rappresentando la superiorità "razziale o coloniale" e più recentemente quella sportiva, nazionalista e commerciale. L'alpinismo delle spedizioni sulle alte montagne in tutto il mondo diventa fortunatamente più democratico e dividerà in conseguenza le spedizioni future, dove vedremo più colore e meno bianco nel gruppo dei "veri alpinisti", mentre gli "alpinisti aspiranti" saranno sopratutto clienti dei primi. Grazie ai ragazzi nepalesi che, oltre a guidare la maggioranza dei clienti in vetta e indietro ai campi base, aprono la strada ad un alpinismo di alta quota più equo ed vero, togliendoli, speriamo, il sottofondo discriminatorio coloniale che noi bianchi, spesso inconsapevolmente, finora piaceva troppo alla fine. 

 

 

 

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