Everest: arrivano gli eroi

Everest: arrivano gli eroi

Un scalatore passa sopra il ghiacciao del Khumbu fra il Campo Base (5360 m)  e Campo I (6200 m)


Come per molti altri, il terremoto del Nepal (aprile/maggio 2015) aveva devastanti consequenze per le spedizioni alpine sull'Everest, alchuni ricorderanno l'enorme valangha causata dalle prime scosse del 25 aprile, nella quale 19 persone, tutti cittadini nepalesi impegnati nel preparare le via di ascensione per le spedizioni nel campo base dell'Everest, lasciarono la vita, mogli e figli/e indierto.

Si stima che attorno i 300 scalatori (95% dei quali accompagnati/guidati) stranieri hanno dovuto abandonare i loro tentativi di salire in vetta per via dei terremoti. Un permesso per scalare l'Everest costa 10000 + 600 US Dollar per pagare gli "Ice Doctor" (quelli Sherpa che preparono la via di ascensione alla vetta). Il resto che spende va all'organizzazione, mediamente 50000 US Dollar.
Il governo del Nepal, dopo nummerose "proteste" e "richieste" dai operatori internazionali e dei loro rappresentanti locali, nonostante non responsabile in alcun modo per il terremoto, a rinnovare gratuitamente i permessi per scalare l'Everest a chi nel 2015 non ha scalato l'Everest (100% dei alpinisti quindi) per non danneggiare il business delle spedizioni alpine, importante più per l'imagine del paese che per gli introiti (come piace a sostenere l'industria) stesse. I 350 permessi a ciascuno di 10000 US Dollari potrano 3,5 millioni di USD (ca. 3 millioni Euro) al governo, certamente non sono un importante contributo economico al budget del governo.

Per il 2016, finora 350 persone hanno chiesto il permesso, più che nel 2016, di cui molti che tentarono 2015, a loro, il risparmio anche interessante. Ma le organizzazioni non fanno il grande guadagno con le spedizioni in se, è il merchandising, pubblicità ec. che fa il business allatante. 

Già il governo aveva riservato un gran numero di personale e sopratutto materiale technico come elicotteri, in seguito all'terremoto, quando avrebbero potuto salvare molte vite e persone altrove. Nonostante, gli alpinisti ancora non sembrano esserne stati trattati sufficentemente bene.
In pratica però si ha chiesto al governo di uno dei paesi in difficoltà non solo povero, ma ulteriormete in difficoltà per i terremoti devastanti, di estenderli al 2016, con motivazioni eticamente più che questionabili ("abbandoneremo il Nepal altrimente"). 

il Tetto del mondo: Nuptse-Sagarmatha (Everest)-Lhotse
Nupste, Sagarmatha e Lhotse: il tetto del mondo attrae sempre gli alpinisti da tutto il mondo.
everest arrivano gli eroi

Sfattiamo il mito
che il Nepal vive dal turismo, che semplicemente non è vero. Con un stimato 4-6% di PIL attribuito al turismo in generale, l'alpinismo rappresenta una fetta piccolissima alla fine nel quadro dell'economia nepalese, bensi altamente visibile. Fatto anche chiaro che il turismo ormai non è più "bianco", ma "colorato", dove il bianco ormai è una minoranza, ad esempio ca. il 30% dei turisti sono di nazionalità cinese, il 33-35% di nazionalità indiana e il resto da tutto ilm restante mondo.

Dopo l'escursione statistica, uno comprende che il turismo non è quanto spesso percepito, la fonte principale, ma uno dei molti settori sul quale si basa l'economia del Nepal. In generale il Nepal esporta poco all'occidente oltre ai soliti souvenir turistici, tappeti ed artiganato in generale, il che crea poco attenzione mediatica, quindi non ha nessun potere. Ma le spedizioni alpine sempre ancora hanno un buon seguito mondiale, sopratutto quando ci sono disastri che fanno sempre buona notiza..

L'alpinismo dei ottomila, con il rischio della morte conesso, crea sempre ancora molta attenzione mediatica, pensiamo solo alla lite nel 2014 fra Moro/Steck e gli Sherpa dei "Ice Doctor" (quelli che preparono la via di ascesa per tutte le spedizioni presenti in campo base).

Nel 2015 quando il governo, messo al repentaglio dai operatori e media internazionali, ha messo a disposizioni gli elicotteri per "evacuare" i poveri alpinisti invece di aiutare ai migliaia di vittime, il modo ha laudato l'impegno del governo, invece di condannare l'impegno dei elicotteri (gratuitamemente!!) a favore di qualche turista alpinista. Non a sorpresa, ha suscitato non poche proteste in Nepal dei qualsi non si ha sentito nulla ovviamente in occidente. 

Richiedere i soldi dei permessi di scalata sull'Everest e in se non è illegittimo dal punto del "cliente", come un cliente chieda rimborso al tour operator, ma a differenza qualsiasi tour operator non rimborsa (ovviamnete) per cause naturali come disastri o catastrofe naturali non assicurati appositamnete dal cliente. Nessun giudice lo vedrebe diversamente.
Purtroppo l'industria e operatori internazionali delle spedizioni alpine hanno molto influenza sui media, cosi il governo del Nepal era praticamente costretto a usare i soldi dei permessi del 2015 non per ricostriure il paese, ma "rimborsare" praticamente i scalatori che hanno dovuto abbandonare,  avendo indi pagato "inutilmente" i permessi che, peraltro per regolamento governativo sarebbero già per se non restituibili, per timori di reputazione non avendo ne risorse finanziare ne mediatiche per opporsi alle pressioni.

Veduta aerea della alta valle del Khumbu
Veduta aere dell'giacciao del Khumbu verso il campo base dell'Sagarmatha (Everest)

Cosi, nuovamente, l'arroganza dei "occidentali" ha chiesto a un paese, già a terra per una catastrofe non indifferente, di estendere gratuitamente i permessi per un anno, quando sarebbe normale che un rischio non coperto dall'assicurazione e un rischio non coperto e basta.

Il "Golia" (la lobby dell'industria outdoor prevelentemente occidentale) ha vinto, ma sempre più nepalesi e non solo, si chiedono se è giusto così com è andata. Molti locali vedono che i "ricchi" occidentali, come le caste superiori, non vogliano sostenere i danni per il loro passatempo, ma il resto del paese li sovvenzioni, anzi pagare anche le conseguenze dei vizi dei ospiti privilegiati, come nei tempi passati.

Il colonialismo non è morto, ha cambiato faccia e ideologie ed si trova spesso ancora nelle nostre mente, anche se spesso non lo vogliamo amettercelo.

Il mondo delle spedizioni alpine ha molte questioni da risolvere, pensiamo solo all'inquinamento delle vette (ma chi ha portato i rifiuti sulle vette in primis??), che certo non sono i locali o turisti, che costa migliaia di Euro ogni anno, pensiamo al trattamento del personale locale (pensiamo Moro/Steck e loro controversia con gli Sherpa) e cosi via.

Il "rimborso" dei permessi per scalare l'Everest è un insulto a chi ne ha lasciato la sua vita lavorando per i "clienti alpinistici" ma sopratutto un segno dell'arroganza verso un paese da chi tiene poteri commerciali  ed mediatici, un pò come il classico colonialista di un tempo, che si sperava fosse terminato nel secolo scorso. Non è colpa di un alpinista, di un operatore specifico, ma di noi nel assieme che non cambiamo il nostro modo di pensare e di fare. 

Navyo Eller

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