Maggio il mese dell Everest & co.

Maggio il mese dell Everest & co.

Il traffico alpinistico sulle pareti aumenta e aumenta....

Maggio - il mese delle scalate assurde

 

Come sempre le notizie dall'Himalaya sono poche, ma per quanto riguarda le spedizioni alpine sulle vette, l'adrenalina fa notizia e moda. Cosi un paio di centinaio di scalatori o coloro che si dichiarano tali, budget personale permettendo, si radunano ai vari campi base per "scalare" le vette varie, soprattutto gli ottomila.

 

Se negli anni '60, '70 e '80 dello secolo scorso una impresa alpinistica nell'Himalaya era considerata pura avventura e riservato ad un piccolo gruppo di alpinisti esperti, supportato dai propri governi e sponsorizzati pesantemente da aziende, nei ultimi decenni sia lo spirito che l'ambiente ai campi base vari è cambiato radicalmente.

 

In questi giorni, quei pochi giorni all'anno che permettono il rischio di salire, centinaia tentano a salire l'Everest dal Tibet o dal Nepal, supportati da un numero non indifferente di staff di supporto. Ad oggi, si contano almeno 13 incidenti fatali con quattro morti sul Monte Everest, tre ciascuno sul Kanchenjunga e Makalu e uno sul Lhotse, Annapurna e Cho Oyu. Un numero inquietante, visto l'assenza di catastrofe naturali come valanghe, uragani in vetta e via dicendo.

 

Solamente il 22 maggio 2019 ben 200 alpinisti hanno tentato di salire in vetta all'Everest, ciò ha provocato un ingorgo fra chi in salita e chi in discesa fino a due ore, altro che ingorgo sulla circonvallazione di Milano...
Una tendenza orribilmente inquietante che sta mostrando tutti i segni di venire alla piena vita in questa stagione primaverile attraverso le cime più alte del mondo. E le principali spinte dell'Everest non sono iniziate. Circa 110 persone hanno raggiunto il traguardo finora con un altro da 700 a 800 su entrambe le parti che saliranno la prossima settimana.

 

La tendenza di "alpinisti" inesperti con guide non qualificate a tentare le vette alte dell'Himalaya, combinato con operatori che offrono prezzi bassi, ha attratto di fatto una nuova categoria di persone che spesso diciamo non sanno quello che non sanno. Mettiamo assieme questo con una mancanza di supporto qualificato, quando i problemi si verificano, cade sulle spalle di pochi a reagire. E spesso è semplicemente impossibile.

 

Per decenni le grandi montagne furono guidate da compagnie per lo più occidentali che avevano un sistema perfezionato per anni di utilizzo di guide occidentali, con medici al campo base e gli stessi sherpa ogni anno. Era / è una squadra affiatata che poteva tranquillamente portare i clienti per lo più con esperienza al vertice e ritorno. Hanno fatto pagare prezzi elevati, da 45 a 65.000 dollari. Alcune guide nepalesi avevano prestazioni (e prezzi) simili e, mentre c'erano ancora morti ogni anno, circa cinque, questi erano considerati parte del rischio del alpinismo e non di incompetenza.

 

Se una volta all'incirca l'80% delle spedizioni sugli 8000 metri erano di fatto svolte da compagnie straniere, oggi il numero è sceso a meno del 30% non per aumento della competenza delle imprese locali, ma perché molte nuove agenzie gareggiano sul prezzo, il mercato ha reagito in modo aggressivo, provocando una guerra di prezzi che ha visto diverse nuove realtà Nepalesi / Sherpa a pagare ai loro stessi compaesani salari decisivamente più bassi rispetto agli operatori occidentali. Hanno semplicemente offerto a un potenziale cliente un posto sul permesso, una tenda sulla montagna e una guida Sherpa. Poco controllo e poca sorveglianza. Questo modello funziona bene per quanto riguarda il business e molti potenziali clienti che hanno accolto questo nuovo modello, credendo a ciò che è li viene detto e sedotto dall'immagine romantica della cultura Sherpa.

 

Entusiasti di unirsi ai ranghi di Messner, Moro, Viesturs e Bonnington, molti clienti, quando sentono dirsi che hanno bisogno di scalare una serie di vette sempre più alte e difficili prima del loro primo 8000, indicano che non hanno il tempo o i soldi per un simile investimento per scalare senza dover prendere una seconda ipoteca dalla loro casa.

 

Il tasso di mortalità su Everest è diminuito drasticamente nel secolo passato grazie ai operatori della vecchia scuola che hanno aperto la strada al modello commerciale dell'uso di rotte conosciute, ossigeno affidabile, supporto qualificato e potenziali clienti controllati per temperamento ed esperienza e hanno giustamente evitato gli difficili 8000: Annapurna, Makalu, Kanchenjunga, Dhaulagiri, K2. Sapevano che c'erano dei limiti alla loro formula commerciale.

 

La nuova generazione di alpinisti e agenzie, sembra non vogliono sapere o non capiscono la differenza tra scalare un Everest e un Makalu. Molti dei aspiranti “alpinisti” devono smettere di credere solo perché sono con una "guida Sherpa" questa sappia salvarli se si metteranno nei guai. Per noi, persino il Sherpa più forte non può prendere da solo una persona incapace o aspettarsi che un extra di ossigeno venga consegnato puntualmente a 8.000 metri.

Il campo base Everest lato nepalese nel 2019

Il campo base Everest lato nepalese nel 2019

 

Finché la combinazione dell'avidità, dell'ignoranza e dell'ego lavorano mano nella mano per ingannare le persone e le aziende, nel credere a ciò che vogliono, gli incidenti, spesso mortali, evitabili continueranno a riempire i media. Se finora le spedizioni commerciali erano soprattutto sulla vetta più alta del mondo, oggi molte spedizioni si spostano sulle vette meno costose ma anche più difficili e i nuovi clienti ne sono grati a pagare meno, ma non considerano i rischi notevolmente piu' alti sia per loro che per le guide Sherpa.

 

L’aumento dei incidenti sulle vette dell’Himalaya quindi è provocato anche molto per la irresponsabilità delle agenzie e dei clienti che cercano solamente il risparmio, un risparmio che comporta un inaccettabile aumento del rischio di morire. La commercializzazione delle spedizioni alpinistiche ha superato molti livelli, non solo etici, ma anche ecologici. Purtroppo a spese della natura, nel caso Everest o Annapurna anche con un turismo di elicotteri che ormai portano la gente non solo per scalare nel cuore dell’Himalaya ai campi base vari, ma anche per solamente godersi la natura e spettacolari panorami, una tendenza assolutamente negativa in luoghi che si trovano nel parco nazionale o area protetta, cosa che noi come operatore responsabile non supporteremo mai. Le vette Himalayane erano sacre, per la misera speculazione di alcuni e per la mentalità corrotta di qualche burocratico/politico locale oggi siamo testimone di un abuso etico ed ecologico inscusabile supportato o (volutamente?) ignorato dalla comunità alpinistica.

 

Purtroppo gli alpinisti "sinceri" rimangono oggi un po' anche vittima, e molti delle nuove generazioni di alpinisti stanno abbandonando le grandi avventure sui ottomila sempre di piu' a favore di imprese di alpinismo genuino fra l'altro anche per colpa di questa tendenza globale di ignorare per motivi di "business" ogni etica o responsabilita' verso la natura e popolazioni locali. Di fatto il problema dell'inquinamento ecologico dell'Everest la dice alla lunga come l'alpinismo da un attivita' sportiva, naturale sta cambiano verso un attivita' distruttiva come molte altre attivita' umane che denigrano un comportamento etico e responsabile verso il nostro mondo che sempre di piu' e villaggio. L'alpinismo Himalayano si sta dirigendo sempre piu' verso un consumismo di persone che credono che con i soldi si compra tutto. Purtroppo. 

Aggiornamento del 20 giugno 2019:
ecco dopo qualche settimana qualche ultima news sulle spedizioni sull'Everest. Ricordate le polemiche? Le cifre ufficiali per il 2019 stagione primaverile sono 885 scalatori che hanno raggiunto la vetta più alta del mondo (807 nel 2018), di cui 644 (+ 81) dal lato nepalese e 241 (3 meno del 2018).

La stagione e anche una delle più mortali, ben 11 sono morti durante le poche settimane che permettono la salita. Mentre sul lato tibetano/cinese le autorità impongono regole severe prima di rilasciare un permesso, il Nepal non riesce implementare le regole, che prevederebbero anche un minimo di esperienze, un briefing nel ministero a Kathmandu.

Negli ultimi anni il Nepal ha ridotto i costi dei permessi, che oggi costano "soli" 11000 Dollari USA a persona per la stagione primaverile. A queste spese si aggiungono quelle delle organizzazioni, che variano ovviamente. Il governo nepalese non guadagna molto dalle spedizioni, e diverse organizzazioni hanno iniziato a offrire spedizioni a basso costo, attirando sempre più persone a provarci. Assieme a nessun tetto per il numero dei permessi, si porta,  in poche settimane dell'anno, sempre più gente e quindi più traffico sul monte, causando in parte anche i problemi visti quest'anno, fra l'altro il numero alto di fatalità e il massiccio problema del inquinamento della vetta stessa, causato dai "alpinisti"...